(contado di Porta San Pietro)
Località documentata sin dal 760, quando viene citata come luogo di
confine fra il ducato longobardo e i territori della chiesa.
La
massa agricola di Casalina viene donata da papa Benedetto IX, il suo
seggio va dal 1032 al 1044, all’abbazia di San Pietro, che ne farà il
suo possedimento più importante e un azienda produttiva dal notevole
sviluppo agricolo(in una foto un disegno del 1616 della grancia di
Casalina).
Alla metà del XIII secolo gli abitanti del castello,
costruito per albergare i braccianti del vasto tenimento, “scioperano”
contro i monaci di San Pietro, per affrancarsi dalla loro condizione di
servi. Le proteste durano un ventennio, fino a che nel 1269 tutti i
residenti di Casalina lasciano in massa il castello e si trasferiscono
nella vicina Deruta, in modo che la vasta tenuta che abbraccia il Tevere
sia da destra che da sinistra rimane senza mano d’opera.
Cosìcche
l’anno seguente, 1270, l’abate Raniero Coppoli firma con il capopopolo
Golato Benintesi un contratto, primo esempio nel centro-italia di
“accordo sindacale” che rende liberi gli homines franchi di Casalina.
Della cinta muraria del castello ne rimane solo un lato, il resto fu
abbattuto per permettere l’allargamento della chiesa nel 1779.
A
monte del castello fu eretta, i suoi lavori si completarono nel 1367
sotto l’abate Filippo Vibi, una rocca a difesa della sottostante tenuta
agricola, e che ne diverrà il cuore amministrativo.
Nel 1398, però
la rocca fu asseddiata e saccheggiata per rappresaglia dai perugini,
contro l’abate Francesco Guidalotti, reo di aver partecipato
all’assasinio del leader del partito dei raspanti Biordo Michelotti.
La tenuta di Casalina sarà nelle mani del monastero per 850 anni. Anche
quando ci sarà l’annessione all’Italia, e con il decreto Pepoli verrano
demanializzati tanti conventi e monasteri, San Pietro avrà una proproga
per gli aiuti resi ai moti perugini del XX Giugno 1859. E nel 1890 si
istituirà la fondazione degli studi agrari che erediterà i beni
dell’abbazia di San Pietro.
Nel 1675 Christofano, merciaio di
Casalina, tornando dal mercato e attraversando il colle del Bagno, trovò
a terra un frammento di tazza raffigurante la Madonna. Lo raccolse e lo
sistemò su di una pianta. Come testimonia la formella di ceramica di
Deruta, arrivato a casa trovò la moglie che faceva le faccende di casa,
dopo che erano settimane che se ne stava malata a letto.
Da questo
primo miracolo si ebbe poi una lunga sequela di altri prodigi
attribuiti alla stessa Madonna,tutti documentati da 605 formelle ex-voto
che abbelliscono l’importante santuario della Madonna dei Bagni.