Oggi questo viaggio nella Valle del Nera prende forma.
Ieri, intanto, sono andato a prelevare Zulla, compagna di viaggio
proveniente dalla Danimarca venuta perché Annemarie le ha raccontato di noi e di questa opportunità pochi giorni fa.
Lei, insegnante per più di 30 anni, è stata coordinatrice di un’attività di volontariato tra Mozambico ed Uganda.
Ora che è in andata in pensione fa volontariato per alcuni villaggi in Nepal sotto la catena montuosa dell’Himalaya tra caste, tradizioni e culture ancestrali; grazie a sovvenzioni dello stato danese, una associazione di volontariato tenta di trasmettere a quelle popolazioni alcuni rudimenti dello stare civile, cercando di portare “democrazia” e sprigionare il protagonismo delle donne, aiutandole a trovare la forza di emergere dalla loro condizione di subalternità.
Accidenti quanta passione in Zulla quando si è messa a parlare di quello che faceva. Appariva una sincera volontà di aiutare ed è stato bello quando sul finire del racconto ad un certo punto, tra l’inconsapevole ed il voler trasmettere l’essenza della sua esperienza, si è messa a parlare in portoghese per aiutarci a capire meglio. Tra l’ inglese improbabile di noi italiani , il portoghese, l’italiano era un miscuglio esplosivo e poi quando si era in difficoltà c’era il francese e qualche parola in tedesco a darci una mano; la nostra voglia di conoscere avanzava malgrado tutto ed si è potuto dipanare la visione di questo quadro di discussione . Il bello è che tra quella strana mescolanza di parole alla fine tutto aveva un suo senso e compostezza; sapete perché ? Semplice c’era voglia di comunicare e di scambio mentre spesso stiamo rinchiusi in noi e nei nostri meccanismi mentali.
Poi mi sono sentito un po’ piccolo se raffronto quel viaggio di solidarietà con la quotidianità del mio dare un piccolo contributo di lavoro alla società civile.
Credo un po’, come facciamo tutti noi, ovviamente chi più ,chi meno! Spesso rimaniamo un po’ prigionieri di paure e di meccanismi mentali; poi, talvolta per non dire spesso, siamo protesi all’affermazione di un nostro segnare la via e di un cercare di affermare un primato nostro rispetto agli altri. Alla fine insomma, mi sono sentito un pò piccolo ma va bene così, fa per del gioco, del nostro bagaglio di esperienza e modo di stare al mondo.
Appena arrivati da Terni ad Arrone, imboccando per la struttura ricettiva, incontro una figura snella che cammina per la via; è Gianfranco che, sorridente, arriva da Ciampino, famosa ai più per la presenza di un aeroporto. Ora mi spiega che, oltre a quel coacervo di arrivi e partenze low cost, c’è un quartiere dormitorio in fase di sviluppo dove molti romani pensano di essere in “campagna” rispetto alla immanenza della metropoli e suoi ritmi incalzanti.
“Lì si costruiscono case alte al massimo di tre piani” ci spiega per la convivenza con l’aeroporto. Gianfranco viene da una storia di lavoro presso un azienda di telecomunicazioni. Persona affabile e sorridente, sempre pronto alla battuta, si sforza anche lui di raccontare nel suo inglese improbabile come il mio, pezzi di storia della propria vita personale e della sua esperienza appena vissuta con il “Cammina Molise”. “Ecco adesso capisco come e perché è arrivato!”
Uno dei suoi figli è andato in Canada sette mesi ad imparare l’inglese ed ora sta per andare in Danimarca a fare un corso di design.
Nel pomeriggio piccola camminata tra il Castello di Arrone e la parte bassa con la chiesa con sbirciata agli affreschi del cinquecento. Peccato non siamo riusciti a trovare la luce.
Ormai sono le sette di sera e in Valnerina il calare della luminosità al tramonto arriva prima.
Non siamo riusciti nemmeno a farci aprire la chiesa di San Giovanni nel Castello. Abbiamo bussato ad una porta ma la chiave non c’era. Speriamo domani vada meglio.
A cena un antipasto con guanciale alla brace tagliato fino poggiato su bruschetta all’olio d’oliva locale, poi pappardelle al cinghiale in salsa rossa o bianca ed infine c’è chi ha optato per la trota e chi per l ‘agnello scottadito. Tutto ciò per dire che ad Arrone è già partito il viaggio emozionale di questo trekking e chissà cosa capiterà quando ci immergeremo nella Valnerina, ci misureremo con la fatica , il paesaggio naturale circostante ed il suo patrimonio di cultura, tradizioni ed umanità varia abituata a misurarsi con l’asprezza delle intemperie e degli accadimenti naturali.Non so bene cosa porterà ad ognuno di noi tutto ciò ma questa piccola serata è già stata foriera di positività e ha saputo ricompensare me per tutte quelle piccole fatiche profuse per allestire questo pensiero di viaggio in cammino. E domandi daremo il “Bonjour” ai nostri altri 10 compagni che stanno per aggregarsi e chissà quanta mescolanza e voglia di confronto tutto ciò porterà.
A presto Louis